PARMA - Prosegue la serie di interviste ad atleti paralimpici, che il Centro San Girolamo ha scelto di realizzare per la forte attinenza con i propri servizi e come esempi per la loro capacità di superare gli ostacoli e le difficoltà. Centro San Girolamo è infatti specializzato nella riabilitazione, sia per chi quotidianamente deve affrontare problemi rilevanti per disabilità o patologie, sia in particolare per chi pratica lo sport, e magari si trova a dover recuperare da infortuni o comunque dover tornare in condizioni idonee all’agonismo. Le “Storie Paralimpiche” parlano di persone straordinarie che hanno raggiunto risultati di alto livello. Atleti che magari non hanno mai avuto necessità dei nostri servizi, ma che spiccano per forza, determinazione, capacità di porsi obiettivi e raggiungerli.
Massimo Croci è nato 48 anni fa a Castelnovo Monti, in provincia di Reggio Emilia, provincia nella quale risiede tuttora, a Castellarano. È atleta paralimpico nelle discipline del tiro a segno: ha partecipato alle Olimpiadi di Rio de Janeiro del 2016, e si è qualificato per i Mondiali di Sydney che si terranno questo autunno, dove spera di guadagnarsi un pass per la sua seconda paralimpiade, Tokyo 2020. Anche la sua è una storia di forza straordinaria, e anche di grande disponibilità visto che collabora con l’ospedale di Montecatone per aiutare i ragazzi reduci da infortuni gravi che vogliano avvicinarsi alla pratica sportiva. Dopo aver praticato la caccia in giovane età, Massimo si è avvicinato al tiro a segno olimpico dopo l’incidente subito nel 2006 che gli causò la paraplegia: un incidente in moto mentre si stava recando al lavoro. “Ricordo che il centro offriva l’occasione di provare diverse discipline - racconta - per riprendere l’attività fisica dopo l’incidente. Ovviamente per un bel po’ di tempo non ne hai nessuna voglia, ma un giorno ho provato, e anche per le mie esperienze passate di cacciatore ho scelto la carabina sportiva. Un percorso che poi mi ha molto aiutato a ritrovare fiducia e determinazione. Per questo ora collaboro con il centro per aiutare i ragazzi che hanno subito incidenti simili al mio, nell’avvicinarsi all’attività fisica e allo sport”. Da quei primi momenti, la passione di Massimo per il tiro sportivo non si è più fermata: nel 2011 ha vinto i suoi primi campionati italiani, ed ha poi stabilito diversi record nazionali di categoria.
Massimo, Malli per gli amici, è diventato un asso nella carabina olimpica: a Rio ha partecipato alle gare della Carabina 10 metri e Carabina a terra 50 metri, e ha all’attivo tanti piazzamenti sul podio in diverse gare internazionali. Gli abbiamo chiesto quanto sia importante la preparazione fisica e atletica in una disciplina come la sua, che è soprattutto di concentrazione. “È un aspetto fondamentale - racconta Massimo - perché conduciamo una preparazione specializzata che ha obiettivi di grande rilievo durante le gare. Il primo è mantenere sotto controllo la respirazione e il battito cardiaco, in modo che sia sempre su frequenze medio-basse. La nostra è una disciplina in cui il legame tra concentrazione, attenzione e reazioni del corpo, che vanno gestite con grande forza mentale. Se questa viene meno, anche per pochi secondi, può decidere una gara”. Alle olimpiadi di Rio, per fare un esempio, Niccolò Campriani vinse l’oro nella gara della carabina 50 metri a tre posizioni perché il russo Kamenskiy sbagliò completamente l’ultimo tiro. Una situazione che ricordò molto la gara di Roberto Di Donna, con la pistola ad aria compressa, alle Olimpiadi di Atlanta 1996, quando Yifu Wang, in netto vantaggio, dopo una gara impeccabile fece un ultimo tiro disastroso, lasciando l’oro all’italiano. “In questo sport - prosegue Croci - non devi opporti alle ansie, che sono normali data l’importanza del momento, ma devi invece imparare a conviverci nel modo migliore, senza lasciarti sopraffare. Devi avere in testa solo il tuo obiettivo tecnico, il tiro che stai per effettuare in quel momento, e proseguire con questo obiettivo un tiro dopo l’altro. Poi ovviamente le Olimpiadi sono le Olimpiadi, e a parole ti costruisci una strategia, poi quando sei lì è tutto un altro paio di maniche”. Anche le condizioni ambientali sono di grande importanza per riuscire a tenere sotto controllo concentrazione e reazioni fisiche. Spiega ancora Croci: “Se fa molto caldo ad esempio noi paraplegici abbiamo difficoltà per disperdere il calore, e sudiamo soprattutto sul volto che in una competizione del genere è un bel problema”. La costante attività di preparazione in palestra è quindi fondamentale: “Ovviamente mi alleno in ogni occasione possibile. Non tutti i giorni, perché noi atleti paralimpici non siamo professionisti, praticamente tutti facciamo un altro lavoro, e poi ci sono da conciliare gli impegni familiari. Comunque oltre alla palestra nuoto, che va benissimo per la respirazione”. Tanta preparazione, sempre con un’attenzione particolare a non eccedere per evitare infortuni muscolari: “Fortunatamente questo tipo di sport non è soggetto a gravi infortuni, ma la preparazione fisica è anche in funzione di evitarli e finora, incrociando le dita, non ne ho avuti”. Sui suoi prossimi impegni sportivi, Croci conclude: “Sono in partenza per Sydney dove ci sono i mondiali e dove spero di giocarmi la card per le olimpiadi”.