Si celebra ogni anno a fine ottobre, quest'anno martedì 29, la Giornata mondiale dell’ictus, un’occasione importante per riflettere e fare il punto della situazione su una patologia che in Italia conta circa 200.000 casi ogni anno, di cui l’80% sono nuovi episodi e il 20% recidive. In Italia l’ictus è la terza causa di morte dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie, e rappresenta la principale causa d’invalidità.
Nel nostro Paese il numero di soggetti che hanno avuto un ictus e sono sopravvissuti, con esiti più o meno invalidanti, è pari a circa 913.000.
La giornata mondiale dell’ictus 2019 presenta un quadro che vede una sempre maggiore importanza attribuita alla prevenzione, principalmente basata sul rilevamento di aritmie cardiache che possono favorire l’insorgere della patologia.
Oggi uno strumento digitale ad alta tecnologia applicato al polso, molto simile a uno smart watch, è in grado di misurare in 30 secondi il ritmo del cuore. Un esame in grado di riscontrare segnali precoci di fibrillazione atriale, aritmia cardiaca che può comportare rischi anche gravi come appunto l’ictus cerebrale (1 ictus su 4 è causato da questa patologia cardiaca, che nel 24% dei casi non manifesta sintomi, soprattutto in età avanzata).
Buone notizie arrivano anche dalle nuove terapie endovascolari dell’ictus ischemico relative ai percorsi in ambito riabilitativo; in questo campo sono aumentate le aspettative per il recupero dell’autonomia per quasi un milione di persone in Italia che sopravvivono all’evento acuto.
Un ruolo di grande importanza lo può avere HAL (Hybrid Assistive Limb), l’esoscheletro più avanzato al mondo, come certificato dalla Food & Drug Administration statunitense, e il primo a ottenere il certificato di sicurezza globale.
Il Centro San Girolamo, con sede principale a Parma, è esclusivista per l’Italia per questa terapia estremamente avanzata: HAL in realtà, pur venendo indossato come i più comuni esoscheletri, viene oggi definito come una “Interfaccia neuro-funzionale”, il cui aspetto caratterizzante è la capacità di connettersi con il sistema nervoso del paziente mediante delle semplici placche adesive, molto simili a quelle usate per un elettrocardiogramma. Grazie alla lettura dei segnali bioelettrici si crea un interscambio di informazioni che consente un graduale recupero dello schema del cammino, sfruttando la neuroplasticità. Un campo di applicazione di HAL estremamente importante è appunto la riabilitazione post ictus. Ad 1 anno dall’evento acuto, un terzo dei soggetti sopravviventi presenta un grado di disabilità elevato. In queste situazioni, il sistema cibernetico HAL è in grado di migliorare alcune fondamentali funzioni neuro-fisiologiche. A testimoniarlo ci sono numerosi studi condotti negli ultimi anni, e pubblicati su importanti testate scientifiche internazionali. È stato dimostrato che la terapia con HAL migliora diverse funzioni sul movimento intenzionale. Le aree attive del cervello sono state osservate prima e dopo il trattamento mediante risonanza magnetica funzionale. Il miglioramento è stato reso possibile solo dalla capacità di HAL di elaborare gli impulsi derivanti dall’interazione tra l’uomo e la macchina stessa.